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MafiaaFire per Firefox

La Mozilla Foundation assicura che l’estensione MafiaaFire per il browser Firefox continuerà ad essere distribuita nonostante le recenti polemiche scatenate dall’ICE (Immigrations and Custom Enforcement).
MafiaaFire permette agli utenti di raggiungere comunque, su indirizzi alternativi, siti oscurati dalle autorità americane. Wikileaks, ad esempio, che gli Usa vedono come il fumo negli occhi, e tutti i siti percepiti come una minaccia alla sicurezza nazionale. L’autorità statunitense, infatti, ha richiesto alla Fondazione Mozilla di non consentire più l’utilizzo di MafiaaFire, il cui scopo è quello di rendere accessibili dei siti Web che sono stati recentemente messi all’indice perché accusati di favorire la condivisione illegale di materiale coperto da diritto d’autore.
il link per scaricare http://mafiaafire.com/

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La presunta morte di Osama Bin Laden tra foto Bufale, contributi hacker e virus su facebook

Si tratta di un banale fotomontaggio che unisce la parte inferiore del viso di Osama bin laden (barba, bocca, zigomi, naso e orecchio compresi) con la parte superiore del viso tumefatto di un’altra persona.

La presunta morte di Osama Bin Laden tra foto Bufale, contributi hacker e virus su facebook

Il terrore dell’occidente Osama Bin Laden è stato sconfitto è questo quello che ha riferito il governo degli stati uniti.
Non appena diffusa la notiziaè apparsa una foto frutto di una semplice fotocomposizione che mostrava il volto ridotto in condizioni pessime.
La foto è stata ripresa da lacuni giornali e rigirata in diversi social network, persino in tv diverse emittenti continuanao a farla vedere come autentica.

Il primo Maggio è stato catturato Bin Laden è questo che il presidente Obama ha detto, dichiarando : <<  “Il leader di al Qaeda è stato ucciso il primo maggio nei pressi di Islamabad in un’operazione di terra condotta dall’intelligence Usa in cooperazione con le squadre di anti-terrorismo pachistano.” >> . il presidente Obama ha detto di avere autorizzato il blitz venerdì della settimana scorsa.

 

 

ATTENTI dal 3 maggio 2011,   la curiosità e le perplessità diffuse sulla morte di Osama Bin Laden sono diventate un virus diffuso su facebook.

Il virus è molto semplice nella sua dinamica di funzionamento, si diffonde tra tutti i contatti pubblicando una foto sulla bacheca con un commento:

questo è davvero scioccante..) Il video dell esecuzione di bin laden!guarda cosa fanno questi soldati ad Osama!

Vanity Fair scopre anche che la foto è tratta da uno screenshot di Black Hawk Down. Nell’attesa di vedere le immagini raccapriccianti ci nutriamo di bufale e misteri. That’s entertainment, cantava Morissey. La foto in verde riguarda un’immagine a infrarossi pubblicata sul social network Twitter, nell’edizione inglese, dagli hacker di Anonymous

 

Segue un link ad una pagina che si impossessa di tutti i vostri dati sensibili,
è consigliabile cambiare immediatamente tutte le password.
Il virus si ricarica di volta in volta attraverso un semplice accorgimento tecnico,
viene passata una variabile casuale al file ospitato su un server remoto, in questo modo il programma di navigazione credendola una nuova pagina continua a propagare l’infezione.
E’ opportuno aggiornare le basi del proprio antivirus e fare una scansione completa del pc.

In ogni caso, secondo fonti vicine alla Casa Bianca e rese note dall’emittente televisiva Cnn, le foto ufficiali di Bin Laden morto saranno a breve rese pubbliche e secondo le indiscrezioni alcune di esse “sono estremamente sanguinose”.

Da ieri sera la curiosità morbosa e le perplessità diffuse sulla morte di Osama Bin Laden sono diventate un virus
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Viviamo nel secolo delle bufale? l’opinione di Umberto Eco

Si pubblica una opinione a Firma di Umberto Eco apparsa su L’Espresso del 2 maggio 2011

In Rete, sui giornali e perfino nei libri circola ormai una quantità incredibile di falsi.
Orientarsi è difficile, ma ci si deve difendere.
Magari con la diffidenza.
Perché non è vero che non ci sia più confine tra verità e menzogna

Umberto Eco

Umberto Eco dice: Ho appreso da “Il fatto Quotidiano” del 13 aprile che lo “International Herald Tribune” aveva pubblicato una mia lettera molto polemica sulla guerra in Libia. Però si trattava dell’ennesima trovata di un signor X (non lo nomino perché immagino che faccia tutto quel che fa per farsi pubblicità) il quale si è specializzato in falsi, aveva in passato inviato ai giornali italiani pretese interviste con Gore Vidal, John LeCarré, Philip Roth e via dicendo, aveva messo on line un mio dialogo (ovviamente fasullo) con Abraham Yehoshua, e aveva creato un mio falso profilo Facebook – che aveva subito raccolto numerose offerte di amicizia, come pare accada tra i dissennati praticanti di questo sport quasi onanistico. Dagli amici ci guardi Iddio.

Pare anche che il signor X abbia inviato la falsa lettera allo “Herald Tribune” usando un mio presunto indirizzo di email aperto da lui stesso con grande facilità, ma nel contempo avesse accluso il suo (vero) numero di cellulare, che evidentemente nessuno aveva controllato. Solo nei giorni seguenti il giornale americano (colto da un sospetto) mi ha chiesto se la lettera fosse uno “hoax” (o bufala), ho risposto che lo era, e il giornale ha spontaneamente pubblicato una contrita smentita.

Su Internet trovo un lancio Adnkronos del 18 aprile che annuncia la scomparsa di Carlo Capponi, il bidello dell’Isola dei Famosi (?), e precisa: “Della sua esperienza all’Università di Bologna raccontava con fierezza: “Ho lavorato anche per Umberto Eco, gli giravo le pagine mentre firmava autografi””. Non ricordo di aver mai conosciuto il signor Capponi ma, se pure fosse avvenuto, difficilmente avrebbe potuto girarmi le pagine mentre firmavo autografi perché non sono mai stato così cafone da firmare autografi all’università, salvo che sui libretti di esame. Sempre in data 18 aprile, una rivista on line dal titolo allettante, “La perfetta letizia, Rivista giornalistica cattolica d’informazione e attualità”, recensisce “Quisquilie e pinzillacchere” di Vincenzo Reda, “giunto alla sua seconda pubblicazione, introdotta dalla prefazione di Umberto Eco”. Come è facile intuire non ho mai prefato questo libro (né conosco il Reda) ma la cosa non mi stupisce perché una volta un signore ha pubblicato come prefazione alla sua opera una mia lettera, neppure esageratamente cordiale, in cui declinavo la richiesta di una prefazione.

 

 

 

 

Rocca Calascio, finto set de 'Il nome della rosa'

 

Sempre l’Adnkronos in data 15 aprile riferisce che, dopo il terremoto che ha investito l’Abruzzo, riapre al pubblico la torre di Rocca Calascio, “usata anche come set di “Il nome della Rosa””.Vedo anche la foto di questa bellissima fortificazione, che tuttavia non è stata usata per l’abbazia del film, ricostruita interamente a Fiano Romano. Ma viaggiando per Internet ho trovato molti monasteri che sono stati riconosciuti dai turisti come luogo della mia abbazia, e quindi le abbazie de “Il nome della Rosa” sono ormai come i chiodi della Croce.

Immagino che molti miei colleghi scrittori possano citare episodi analoghi. Ormai Internet è divenuto territorio anarchico dove si può dire di tutto senza poter essere smentiti. Però, se è difficile stabilire se una notizia su Internet sia vera, è più prudente supporre che sia falsa. A proposito di falso e autentico, il signor X dice che distribuisce i suoi falsi per dimostrare che non c’è più confine tra verità e menzogna. Ma si è visto che le sue bufale vengono subito scoperte. In un mio recente romanzo ho raccontato la storia di un falsario e di numerosi documenti mendaci prodotti dai servizi segreti di mezza Europa, e qualche recensore ha osservato (forse ossessionato dalla battaglia in atto contro il cosiddetto relativismo) che dove tutto è falso si perde ogni criterio di verità. Non ho mai letto un’affermazione così filosoficamente stupida. Per sostenere che qualcosa è falso bisogna ritenere (anche in termini di senso e linguaggio comune) che esista da qualche parte qualcosa di autentico. Sospettare che qualcosa sia falso significa avere una qualche nozione di verità. Ma forse questa è una posizione troppo sottile per i nemici del relativismo.

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Truffa informatica con virus che blocca pc scoperta da polizia

ROMA (Reuters) – La polizia postale oggi ha scoperto una truffa informatica messa in atto attraverso un virus che blocca il pc e spinge gli utenti di chiamare un servizio telefonico a pagamento per ottenere il codice in grado di sbloccarlo. Lo rende noto un comunicato.

“Il Cnaipic – Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture critiche del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – ha verificato l’esistenza di una nuova versione del trojan ‘Ransomware’, purtroppo noto a molti utenti della rete per averli colpiti già dal 2006 con le precedenti versioni”, dice la nota della polizia.

“Questo tipo di malware quando colpisce le vittime ne impedisce l’utilizzo del pc per poi richiedere un codice di sblocco, ottenibile collegandosi a siti che richiedono l’acquisto di beni o servizi a pagamento, realizzando una vera e propria estorsione”.

Il computer, spiega la polizia, non subisce danni significativi, “ma se la vittima dovesse telefonare al numero visualizzato nel messaggio spenderebbe 1,75 euro al minuto e non riceverebbe alcun codice, ma verrebbe semplicemente reindirizzato ad un altro servizio telefonico a pagamento”.

La truffa non colpisce solo l’Italia, ma anche Austria, Belgio e Svizzera, le cui autorità sono state avvertite dalla polizia, che ha inoltre avviato la procedura per bloccare l’utenza 899 021 233.

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La bufala del Petradox

Il Petradox è l’unico artefatto oop-art (oggetti non compatibili con la loro epoca) ancora avvolto nel mistero. Una variante del nome petradox sarebbe enigmalito, il sasso del mistero.  Per tutti coloro che ci credono o si accontentano delle poche e frammentarie informazioni sull’argomento rappresenta un oggetto di prpvenienza aliena. A trovare la roccia misteriosa è stato John J. Williams nell’ormai lontano 1998. Si trovava nel New Mexico, in una zona poco popolata e desertica, per una escursione a piedi in solitario. Dopo essersi ferito con delle protuberanze che uscivano da una pietra, e dopo averla calciata dalla rabbia, incuriosito ha deciso di raccoglierla per mostrarla a qualcuno più competente di lui in materia di geologia. E’ una stupidata bella e buona… quindi evitate di abboccare in queste sciocchezze e magari impiegate il vostro tempo in qualcosa di utile e produttivo. Potreste praticare l’agricoltura nel vostro giardino o in assensa in comodi vasi. Potreste uscire e andare per negozi. Ma giammai credere a queste stupidate megagalattiche…. Chi l’avrebbe lasciato questo artefatto un marziano ? ma fatemi il favore…..

Di recente è stata segnalata una nuova storiella sul petradox o enigmalito che  spiegherebbe in modo inequivocabile la nascita del prodigioso artefatto.
Si narra che all’interno di un astronave aliena, un marziano, dopo aver contratto un virus gastrico, cercò sollievo sul pianeta terra. Vede una catasta di monnezza con delle spine tripolari e altri rifiuti elettronici, decise allora di defecare e liberare il suo stomaco ormai tronfio e desideroso di liberare gas nocivi.

Durante i suoi conati e sforzi alieni diede alla luce una sorta di magma che al contatto con altri oggetti elletronici combinò l’abbondante flatulenza e la corposa emissione di peti (scorregge aliene) solidificando il tutto e conferendo quel colorito.

ma che cos’è il peto ? è è una miscela di gas (formata da aria ingerita o prodotta dai batteri simbiotici e dai lieviti che vivono nel tratto gastrointestinale dei mammiferi) e di particelle aerosolizzate di feci rilasciata sotto pressione attraverso l’ano generalmente associata ad un caratteristico suono e un odore nauseabondo .

perchè è stato chiamato petradox perchè sarebbe il mito del peto solidificato, un peto speciale appunto alieno..

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G.U.P. Tribunale di Brescia, Sentenza 3 marzo 2011 (dep. 30 marzo 2011), n. 293

Reato di accesso abusivo a sistema informatico (art. 615 ter c.p.) – Soggetto legittimato all’accesso al sistema che abbia posto in essere la condotta per finalità diverse da quelle per cui è autorizzato – Configurabilità del reato solo nel caso finalità illecite

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANA

IL GIUDICE PER L’UDIENZA PRELIMINARE
DEL TRIBUNALE ORDINARIO DI BRESCIA
Dr. Lorenzo Benini

Ha pronunciato la seguente
SENTENZA
ex art. 425 cpp
Sentenza N. 293/11
In data 03/03/2011
Sentenza depositata il:
30/03/2011

Nella causa penale contro:
1. C. S., nato a G. il ***, con domicilio eletto in P.A. Attualmente sottoposto p.q.c. all’obbligo di presentazione c/o la Guardia di Finanza di P.A.
Difeso di fiducia dagli Avvocati Liborio Paolo PASTORELLO del Foro di Caltanissetta e Gianfranco ABATE del Foro di Brescia
LIBERO CON OBBL – ASSENTE

2. F. L. nato a R. il ***, con domicilio eletto in Brescia, via Solferino n. 51, c/o lo studio del difensore di fiducia.
Difeso di fiducia dall’Avvocato Luigi FRATTINI del Foro di Brescia
LIBERO – ASSENTE

IMPUTATI

C. S. e M. F.(per il quale si è proceduto separatamente)
29. reati d cui agli artt. 640 – 2° comma, 1, 482 e 61, 2 l C.P. perché, in concorso tra loro, esibivano agli ispettori della Direzione Provinciale del Lavoro di Brescia e dell’I.N.P.S. di Brescia atti falsi, rappresentati da modelli F24 apparentemente attestanti il versamento di tributi, effettuati per conto della società A… S.r.l. e A…P… S.c.a.r.l., laddove in realtà tali modelli, così come trasmessi telematicamente all’Agenzia delle Entrate, risultavano illecitamente compensati con inesistenti crediti tributari. I modelli F24 così esibiti rappresentavano documento strumentale ad indurre in errore il personale deputato all’accertamento e garantire a sé ed agli altri associati i proventi dei reati ex art. 10 quater del Decreto Lgs. Nr. 74/2000;
In Brescia il 15 giugno 2009.

C. S.
30. reati di cui agli artt. 640 – 2° comma, 1, 482 e 61, 2 l C.P. perché in data 18.02.2010 esibiva ai militari della Guardia di Finanza, nel corso delle operazioni di perquisizione nell’ambito del procedimento penale nr. *****/** della Procura della Repubblica di Brescia presso il suo studio di Gela, atti falsi, rappresentati da modelli F24 apparentemente attestanti il versamento di tributi, effettuati per conto della società A… S.r.l. e A…P… S.c.a.r.l., laddove in realtà tali modelli, così come trasmessi telematicamente all’Agenzia delle Entrate, risultavano illecitamente compensati con inesistenti crediti tributari. I modelli F24 così esibiti rappresentavano documento strumentale ad indurre in errore il personale deputato all’accertamento e garantire a sé ed agli altri associati i proventi dei reati ex art. 10 quater del Decreto Lgs. Nr. 74/2000;
In Gela (CL) il 18 febbraio 2010

F. L.
31. reato di cui all’art. 615 ter I e II n. 1) e III c. C.P. perché, nella sua qualità di appartenente alla Sezione PG – PS della Procura della Repubblica di Brescia, abilitato all’accesso al sistema informatico denominato RE.GE., s’introduceva in detto sistema, effettuando interrogazioni sui nominativi di M. C. e C. G., senzo che la ricerca fosse giustificata da alcuna motivazione d’ufficio, ma per scopi meramente personali, e così accedeva ai dati informatici di registrazione del procedimento n. *****/** Mod. U, che vedeva indagati proprio i predetti;
fatto pluriaggravato perché commesso da pubblico ufficiale con abuso dei poteri e comunque con violazione dei doveri inerenti alla funzione nonché con abuso della qualità di operatore del sistema, nonché, infine, perché trattasi di sistema informatico relativo alla sicurezza pubblica e comunque di interesse pubblico;
In Brescia il 9 luglio 2010

CONCLUSIONI

Il P.M. chiede emettersi sentenza di NLP per C. S. in relazione ai capi 29) e 30); chiede il rinvio a giudizio per F. L.
La difesa di C. S. si associa.
La difesa di F. L. chiede sentenza di NLP.

MOTIVI DI FATTO E DI DIRITTO

1. A seguito della richiesta di rinvio a giudizio depositata dal Pubblico ministero si giungeva all’odierna udienza preliminare, ove il Pubblico ministero e i difensori degli imputati concludevano come in epigrafe trascritto.
2. Ritiene il Giudice che gli atti di indagine contenuti nel fascicolo del Pubblico ministero impongano di pronunciare sentenza di non luogo a procedere nei confronti di F.L. con riguardo all’unica imputazione formulata, perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
La contestazione ha riguardo al delitto di cui all’art. 615-ter c.p. per essersi l’imputato introdotto, nella sua qualità di appartenente alla Sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Brescia e quindi all’uopo abilitato, nel sistema informatico denominato RE.GE, effettuando interrogazioni sui nominativi M*** C*** e C*** G***, senza che la ricerca fosse giustificata da alcuna motivazione d’ufficio, ma per scopi meramente personali, così accedendo ai dati di registrazione del procedimento R.G.N.R. *****/**, che vedeva indagati proprio i predetti.
Le risultanze della consulenza disposta dal Pubblico ministero (fd 9, fg 674) impongono di ritenere provata la contestazione, peraltro ammessa dallo stesso imputato negli interrogatori del 28/7/2010 e del 27/9/2010. F.L. ha voluto però precisare che l’interrogazione sui nominativi di cui sopra era il frutto di una semplice curiosità, trattandosi di colleghi a suo dire ‘chiacchierati’.
Il Pubblico ministero ha, in sede di requisitoria, dichiarato di non dubitare che tale fosse effettivamente la finalità dell’atto, non risultando che di quanto appreso con la consultazione sia stato fatto alcun uso. Si è però richiamato alla prevalente giurisprudenza della Corte di Cassazione, per la quale commette il reato previsto dall’art. 615-ter c.p. non solo chi non abbia titolo per accedere al sistema, ma anche chi, pur avendo titolo, lo utilizzi per finalità diverse da quelle consentite; tanto che anche la semplice curiosità sulla situazione di un collega integrerebbe un accesso abusivo e quindi penalmente rilevante.
Ritiene il Giudice di non poter consentire con tale soluzione interpretativa.
Il principio di diritto, per essere correttamente inteso, va considerato alla luce dei casi concreti con riguardo ai quali si è formato; ed in nessuno di essi l’accesso al sistema informatico per finalità diverse da quelle consentite si era esaurito in quanto tale, essendosi il soggetto attivo introdotto su altrui istigazione criminosa nel contesto di un accordo di corruzione propria (Cass. Sez. 5, Sentenza n. 19463 del 16/02/2010 – Rv. 247144); o per utilizzare le informazioni acquisite in agenzie di investigazione privata nelle quali prestava la propria attività (Cass. Sez. 5, Sentenza n. 18006 del 13/02/2009 – Rv. 243602); o allo scopo di estrarre copia dei dati ed utilizzarli per attività di concorrenza sleale (Cass. Sez. 5, Sentenza n. 2987 del 10/12/2009 – Rv. 245842; Cass. Sez. 5, Sentenza n. 37322 del 08/07/2008 Ud. (dep. 01/10/2008) Rv. 241201).
Pare evidente, quindi, come il concetto di ‘finalità diverse da quelle consentite’ vada necessariamente circoscritto alle finalità illecite: ad accessi che costituiscano quanto meno comportamenti sanzionabili sotto il profilo disciplinare, in quanto contrastanti con una specifica previsione di legge o di regolamento.
Nulla di questo può dirsi realizzato con riguardo a quanto posto in essere da F.L.; va quindi pronunciata sentenza di non luogo a procedere, non essendo il fatto previsto dalla legge come reato.
3. Ritiene il Giudice che gli atti di indagine contenuti nel fascicolo del Pubblico ministero impongano di pronunciare sentenza di non luogo a procedere nei confronti di C.S. in relazione ai reati di cui ai capi 29 e 30, perché il fatto non sussiste.
Come correttamente argomentato dal Giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza 20/9/2010, nessun atto di disposizione patrimoniale, con conseguimento di ulteriori erogazioni ad opera dello Stato, si è verificato in conseguenza dell’esibizione dei modelli F24 al personale dell’I.N.P.S. e della Guardia di Finanza da parte dell’imputato.
Né può ritenersi la falsità di detti modelli, poiché, come emerge dalla stessa ordinanza, essi si limitavano a non indicare, nella sezione erario, gli importi a credito con il codice tributo 6751, cosa che avrebbe determinato un saldo della delega pari a zero; operazione ben diversa dalla contestata falsificazione.

P.Q.M.

Il Giudice
visto l’art. 425 c.p.p.
Dichiara il non luogo a procedere nei confronti di F.L. perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
Nei confronti di C.S. in relazione ai capi 29 e 30 dell’imputazione perché il fatto non sussiste.
Motivazione riservata in giorni trenta.
Brescia, 3/3/2011
IL GIUDICE
(Dott. L. Benini)

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video del venerdì santo ad Enna – Holy Week Enna – Friday


La Processione del Venerdì Santo ad Enna  rappresenta una tradizione millenaria nella religiosità Ennese.
Nel video si vede l’entrata delle Confraternite nel Duomo di Enna. Si segnala  l’imponete folla  e la devozione dei fedeli.
Le Confraternite sono nate, oltre che per promuovere culto, principalmente come opere di pietà, di carità, di assistenza e volontariato. Nel 1740 esistevano a Castrogiovanni otto collegi, otto compagnie, diciassette confraternite e un’arciconfraternita; oggi ne sopravvivono solo quindici (quattordici confraternite e un’arciconfraternita). La loro costituzione varia dal 1261 al 1973.
Confraternita del SS. Salvatore (1261), Confraternita di S. Maria la Nuova (1408), Confraternita di S. Giuseppe (1580), Arciconfraternita delle Anime Sante del Purgatorio (1615), Confraternita della SS. Passione (1660), Confraternita del SS. Sacramento (1935), Confraternita di Maria SS. Immacolata (1754), Confraternita di Maria SS. Del Rosario (1932), Confraternita di Maria SS. Di Valverde (1935), Confraternita dello Spirito Santo (1800), Confraternita di Maria SS. Delle Grazie (1934), Confraternita del Sacro Cuore di Gesù (1839), Confraternita di Maria SS. Della Visitazione (1874), Confraternita di Maria SS. Addolorata (1875), Confraternita del SS. Crocifisso di Pergusa (1973). Da quest’anno c’è pure la neonata confraternita di Sant’Anna. Non si può ignorare il ruolo delle Confraternite che vantano origini antichissime e una tradizione notevole, esse proliferano durante il 1600 e soprattutto, quando Castrogiovanni, oggi Enna, viveva la dominazione spagnola, sotto la quale furono importati usi e costumi. La Spagna, infatti, dominò in Sicilia per oltre 300 anni, dagli inizi del XV secolo alla pace di Utrecht avvenuta nel 1713; durante questo dominio, in Sicilia, fiorirono numerose ‘confradias’ da cui il nome di confraternite, a esso si devono anche i numerosi privilegi conferiti dai sovrani spagnoli e di norme talvolta minuziose anche sul vestiario o sul posto da occupare in determinate processioni. Non a caso, infatti, gli archivi vicereali e reali di Palermo, Napoli e Madrid, annoverano imponenti carteggi riguardanti le confraternite, molte delle quali, in seguito ai privilegi regali, si fregiavano dei titoli di Venerabile, Alta, Regale, Nobile. La manifestazione, pertanto, merita la divulgazione e la pubblicizzazione del patrimonio religioso e tradizionale ennese in tutte le sue manifestazioni, facendola assurgere a un’importanza regionale e nazionale, con lo scopo di diffonderne i contenuti religiosi, spirituali e culturali, fornendo una nuova ’immagine della Città di Enna e con essa della Sicilia, senza sottacere il ritorno economico- turistico per la maggiore presenza nel territorio di quanti vi partecipano per la prima volta o ritornano, affascinati dalla cultura tradizionale religiosa di Enna.
La Settimana Santa a Enna ha lo scopo di celebrare e trasmettere riti di notevole suggestione non solamente per i cattolici ma anche per tutta la popolazione civile interessata allo studio degli usi e dei costumi delle genti, come riprova il notevole interesse dimostrato dall’afflusso di visitatori stranieri e italiani che si verifica da Domenica di Palme, a Domenica di Pasqua.

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La commissaria Neelie Kroes promette controlli su velocità «ipotetiche» e sui blocchi alle applicazioni Voip

Basta con le promesse. Giro di vite della Ue sui provider: la neutralità e la trasparenza della Rete devono essere garantite. Stop quindi alle «ipotetiche» cifre sulla velocità di Internet e,anche, al blocco dei servizi concorrenti delle compagnie telefoniche come Skype.

DIRETTIVA – È il senso della direttiva Ue che a partire dal 25 maggio sarà in vigore nei 27 paesi dell’ Unione e che è stata presentata martedì da Neelie Kroes, commissaria per la digitalizzazione dell’Europa. La normativa riguarderà sia la rete fissa che quella mobile: «Sono totalmente convinta che ogni cittadino europeo abbia il diritto di navigare in una Rete che sia libera e trasparente», ha detto la commissaria. La promessa della Kroes è quella della massima vigilanza affinché i provider garantiscano «neutralità e trasparenza e qualità» dei loro servizi, permettano ai consumatori il cambio di operatore «in un solo giorno» e non provino a «bloccare o strozzare certi tipi di traffico». La commissaria ha anche promesso che, entro la fine dell’anno, verrà pubblicata una lista degli operatori che realizzano queste «dubbie pratiche».

«Sin dal primo giorno dell’entrata in vigore della direttiva – ha detto Kroes – vigileremo, in collaborazione con le Autorithy nazionali, affinchè Internet sia uno strumento aperto». Nella sua azione di controllo la Kroes ha annunciato che agirà in stretta collaborazione con il commissario alla concorrenza, Joaquim Almunia. Tra i problemi evidenziati dalla commissaria, uno dei più comuni è quello della discrepanza tra pubblicità e realtà dei fatti in termini di velocità della connessione Internet: «Non si devono dare – ha affermato – informazioni ipotetiche, con velocità che si raggiungono solo se nessuno nel vicinato è connesso». Altro punto sensibile sono le videochiamate o le telefonate via Skype, con alcuni operatori di telefonia mobile che impediscono l’accesso. «Faremo tutto il possibile per garantire la concorrenza e la libertà di scelta dei consumatori: entro la fine dell’anno pubblicheremo i risultati del monitoraggio e se non sarò soddisfatta non esiterò a varare misure più stringenti, anche di carattere legislativo». La Kroes ha inoltre aggiunto che, se sarà necessario, arriverà a «proibire qualsiasi blocco di servizio e di applicazione legali». «NET NEUTRALITY» – La direttiva dell’Unione Europea si inserisce all’interno di un vivo dibattito , presente sia in Euopa che negli Stati Uniti, sulla cosiddetta «net neutrality»: secondo i sostenitori della trasparenza sul web, tutti i servizi online dovrebbero essere gestiti in modo più equo per promuovere la concorrenza.

fonte corriere.it

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