AFRICA. In attesa che arrivino gli ennesimi aiuti, i cittadini combattono la fame e la siccità con le danze della pioggia. Il governo ha chiesto l’intervento dell’Onu per uscire dall’emergenza, aggravata dalla crisi e dai cambiamenti climatici

Gli effetti dei cambiamenti climatici provocano milioni di vittime in Africa. Non si tratta della solita proiezione da qui a 40 anni, ma della drammatica cronaca quotidiana di Paesi come l’Etiopia, dove la siccità ha piegato alla fame il 15 per cento della popolazione: 6 milioni di persone. In una situazione così grave, che sembra essere sfuggita di mano anche al governo, ieri mattina il primo ministro Meles Zenawi ha chiesto alla comunità internazionale 110 milioni di dollari per tamponare immediatamente l’emergenza.

A rispondere all’appello (dovuto formalmente agli effetti della perdurante siccità e delle piogge intermittenti sui raccolti) sarà il Pam, il Programma alimentare delle Nazioni unite, che spenderà, da qui alla fine dell’anno, beni alimentari per un valore di almeno 85 milioni di dollari. Un approccio, quello dell’invio degli aiuti, decisamente deprecato dall’ultimo rapporto dell’Oxfam: l’organizzazione umanitaria, infatti, ha sollecitato una rivoluzione nell’ambito dell’autosufficienza alimentare per superare un impasse che nel Paese dura da oltre 25 anni.

Nel rapporto “Band aids and beyond”, pubblicato dall’Ong in coincidenza del 25esimo anniversario della più grave carestia della storia dell’Etiopia (in cui morirono più di un milione di cittadini), si fa un drammatico punto della situazione: 6,2 milioni di persone vivono in un avanzato stato di malnutrizione. Si stima, inoltre, che i costi della siccità nel Paese ammontino a oltre un miliardo di dollari l’anno. Una cifra compensata, ma non in tempi di crisi economica, dal considerevole fiume di denaro che arriva sotto forma di aiuti umanitari, il 70 per cento dei quali giunge dagli Stati Uniti. Dal 1991 a oggi, Washington – secondo le cifre citate nel rapporto – ha versato oltre 3,2 miliardi di dollari all’Etiopia. La quasi totalità della somma è arrivata in Africa sotto forma di prodotti alimentari americani.

Ecco le conseguenze: nessun aiuto all’economia agricola locale o regionale, mentre a crescere sono solo le spese di trasporto, il costo degli imballaggi e il deficit del Paese che importa praticamente tutto. Nel dossier, il direttore di Oxfam International Penny Lawrence mette in guardia la comunità internazionale dal continuare a perpetuare queste politiche di inerzia. «L’aiuto che forniamo in questo modo è solo un temporaneo sollievo – afferma-. I Paesi donatori devono iniziare a dare alle comunità gli strumenti per affrontare i disastri annunciati». Più che di scatole di latte in polvere, quindi, ci sarebbe bisogno di sistemi per l’irrigazione per le colture, granai e pozzi. Anche perché, secondo le previsioni dei climatologi, l’Etiopia verrà sempre più colpita dalla siccità. Nella speranza che cambino le politiche agricole gli etiopi restano in attesa degli ennesimi aiuti alimentari. E per smorzare la fame organizzano periodicamente delle spettacolari danze della pioggia.

FONTE : TERRA NEWS – AUTORE : SUSAN DABBOUS

http://www.terranews.it/news/2009/10/l%E2%80%99etiopia-chiede-110-milioni-di-dollari-sfamare-i-piu-poveri

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