Google sotto accusa per i finanziamenti ai negazionisti del cambiamento climatico

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Bufera per il fundraising a favore del politico che definisce «una bufala» l’influenza dell’uomo sui fenomeni climatici

googleMILANO – Google finanzia i negazionisti del cambiamento climatico. L’azienda di Mountain View ospita oggi un evento di fundraising in favore del senatore Jim Inhofe, il più accanito tra i detrattori del cambiamento climatico al Congresso americano, che da anni fa campagna per convincere il pubblico a non credere alla comunità scientifica. E non si tratta della prima occasione in cui Google ha deciso di finanziare chi nega che il cambiamento climatico in atto sia anche e molto la conseguenza delle attività umane. Ma l’azienda difende le sue politiche energetiche verdi.

PRANZO A WASHINGTON – Il pranzo di finanziamento per il senatore repubblicano Jim Inhofe, con quote di partecipazione che vanno da 250 ai 2.500 dollari, si terrà oggi alle 13, ora di Washington, nella sede cittadina di Google in New York Avenue. Jim Inhofe è il senatore dell’Oklahoma che ha costruito la sua carriera politica su un’aggressiva campagna di negazione del cambiamento climatico e soprattutto dell’influenza dell’uomo sui fenomeni climatici, che lui definisce un «hoax», una bufala, un imbroglio (sarebbe, secondo il Senatore, la seconda truffa più magistrale mai commessa ai danni del popolo americano, dopo la separazione tra Stato e Chiesa). Membro di spicco della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, le sue posizioni e le sue dichiarazioni radicali e reazionarie (come, per esempio, paragonare l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti alla Gestapo) sono ben note, e contribuiscono alla campagna di contro-informazione rispetto ai dati e alle conclusioni condivise dalla quasi totalità della comunità scientifica mondiale.

CENA CON FACEBOOK – Il mese scorso l’azienda ha donato 50mila dollari al Competitive Enterprise Institute, la CEI, un’organizzazione ultra-conservatrice che ha promosso varie azioni legali per tentare di screditare la scienza del cambiamento climatico, accusando gli scienziati di frode e sollecitando le università a svelare la corrispondenza privata tra scienziati del clima e giornalisti. L’organizzazione è fortemente spinta dalla multinazionale Koch, nata nel 1940 come Wood River Oil and Refining Co, un impero il cui motore principale è il petrolio, grazie al quale David Koch – il residente più ricco della città di New York – si piazza nella classifica dei miliardari americani solo dopo Bill Gates, Warren Buffet e Larry Ellison. Charles e David Koch sono tra i maggiori donatori del Tea Party, il movimento di ultra-destra nel panorama politico americano. Alla cena di finanziamento annuale della CEI, Google è stato il maggior contribuente, e anche Facebook ha allargato generosamente il portafogli, versando una quota di 25mila dollari.

CRITICHE E UNA PETIZIONE – Il pranzo di Washington per Inhofe è la seconda occasione nel giro di poche settimane in cui Google, che si vanta di sviluppare «un web migliore e più attento all’ambiente» finanzia chi all’ambiente non fa certo dei favori. Il supporto di Google ai negazionisti del cambiamento climatico ha suscitato varie critiche, e gli attivisti hanno reagito, anche attraverso petizioni sul web, come quella lanciata dall’organizzazione Forecast the Fact («Prevedi i Fatti», le cui campagne si concentrano sulla diffusione dei fatti scientifici che riguardano il cambiamento climatico), con una grafica che scimmiotta quella del motore di ricerca più famoso del pianeta. Online circola anche una petizione diretta a Larry Page con la richiesta di cancellare l’incontro con Inhofe e di impegnarsi a non finanziare più i negazionisti. Il logo della campagna gioca con il motto di Google, chiede di «non finanziare il male».

IMPEGNO VERDE – Google dichiara di essere impegnato nella salvaguardia dell’ambiente, in particolare grazie a un investimento di 1 miliardo di dollari delle nergie rinnovabili e con la politica di risparmio energetico che verrebbe attuata nei suoi data center. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’azienda ha in un primo momento rifiutato di commentare, ma un portavoce ha poi scritto in una mail che «organizziamo regolarmente raccolte di fondi per i candidati, di entrambe le parti, ma ciò non significa che sosteniamo le loro posizioni. E mentre siamo in disaccordo con le sue politiche rispetto al cambiamento climatico, condividiamo interessi con il Senator Inhofe rispetto agli impiegati e i data center che abbiamo in Oklahoma». Google ha infatti investito 700 milioni di dollari in due data center nello Stato, che peraltro si sostengono grazie all’energia eolica.

fonte : corriere

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